Ho
frequentato un corso per diventare operatore sociale e questo corso prevedeva
prima del diploma, 300 ore di tirocinio presso una struttura idonea alla mia
specializzazione, la disabilità.
Ho
chiesto aiuto ad una zia che mi ha messo in contatto con alcuni referenti dell’azienda sanitaria locale i quali, dopo un veloce colloquio,
mi hanno autorizzata a fare queste ore presso una RSA disabili del distretto.
Innanzitutto,
devo dire che il mondo del sociale è un mondo silenzioso, che
scorre come acqua lenta e incessante a fianco alla linea della nostra vita. Mai
mi sarei aspettata di trovare di fronte a me un mondo così spazioso e presente nella quotidianità di tante persone, i bisognosi per primi, ma anche di tutti
coloro che come lavoratori o volontari operano per aiutare e rendere le vite
degli utenti il più possibile migliori.
Era l’ultima cosa che mi aspettavo avere a che fare con persone fuori di testa, proprio perché io temo questo tipo di malattia, temo che possa succedere a me, come alle persone che mi sono care. Ovviamente il mio blocco era anche nei confronti di questi utenti che non sapevo come gestire. Avevo paura di loro e delle loro reazioni. Non sapevo quanto potevo avvicinarmi, se era giusto che io mi lasciassi toccare da loro, se era normale che mi chiedessero in continuazione di abbracciarli. Vi giuro, ho assistito a scene in quel reparto che ho potuto vedere solo nei film: chi leccava per terra in continuazione e ogni tanto si denudava perché i vestiti gli davano fastidio, chi era convinto di essere posseduto dal demonio e imprecava a Dio e al mondo per questo, ma pochi secondi dopo diventava la persona più mansueta; chi oscillava come un orologio a pendolo da mattino a sera, chi si grattava in continuazione mani e viso e per questo aveva solchi e croste sanguinanti, chi capiva tutto e soffriva in silenzio cercando come poteva di aiutare gli altri, chi invece non aveva reagito allo stesso modo, ma aveva deciso di arrabbiarsi con la vita per ciò che gli aveva concesso. Come biasimarlo.
Uno di
loro in particolare mi colpì. Era straniero, arrivato da
mesi in reparto, e da mesi aveva scelto di non parlare più. Era costantemente agitato, controllava ogni situazione,
si spostava da stanza a stanza per capire cosa succedeva, cosa sarebbe potuto
accadere, chi sarebbe potuto arrivare.
Girava scalzo ma con un montone pesante e dall’aspetto molto caldo dove all’interno
si era costruito una struttura per contenere più
“bombe a mano” possibile: bottigliette di acqua vuote. Certo, fa un po’ sorridere pensare alla scena. Ma quando mi hanno riferito
che quest’uomo aveva partecipato ad una
missione di guerra e a causa di questo era andato fuori di testa, beh, questo
mi ha resa molto triste.
La
PARANOIA, la possiamo incontrare nella vita di tutti i giorni, in molte piccole
situazioni, in gradi diversi di entità, vestita di nero e blu,
circondata da aura viola, una luce pesante, spenta. Nel momento in cui un
pensiero diventa cosante e non si riesce a toglierlo dalla propria testa,
quando tutto ciò che vedi e che pensi, tutto
quello che ti dicono, lo associ a quel pensiero, credo proprio che tu sia “imparanoiato”. È pericoloso, bisogna essere
forti in questa società, bisogna sapersi corazzare,
reagire, trovare la via sempre. E non è facile, soprattutto se tu hai
deciso che non hai voglia di reagire, che sei stanco, che tutto rema contro di
te e alle tue decisioni.
La
PARANOIA presa sotto gamba si trasforma in male mentale, in deformazione
fisica, come spesso ho visto anche in reparto. Braccia accartocciate come rami
secchi di alberi in inverno, dita ad uncino, nocche esorbitanti, gobbe, spalle
curvissime pronte a portare il peso di un karma troppo pesante da sopportare.
Mi spaventa,
e a maggior ragione dopo quello che ho visto.
Credo che
la medicina dovrebbe curare prima di tutto le nostre menti e poi passare al
resto se necessario. Il nostro cervello comanda il corpo, gli organi vitali, i
movimenti, tutto. Le sensazioni però arrivano allo stomaco e molti
dicono che siano raccolte all’interno degli atri del cuore.
Come mettere d’accordo cuore e mente?
Penso di
avere trovato una semi risposta, facile a dirsi e difficile da mettere in
pratica.
Bisogna
fare ciò che si ama fare, e farlo con
passione e rispetto, per sé e per gli altri. È necessario cercare di essere
sempre felici di se stessi.
Questa è la mia paranoia.
L.P.
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