Tiziano, La punizione di Marsia, 1570, 212x207, olio su tela,
Kunsthistorisches Museum, Vienna
Il dipinto, uno degli ultimi di Tiziano, rappresenta l’apogeo a cui si può arrivare per aver osato sfidare una divinità: il sileno Marsia aveva avuto la superbia di credersi più abile di Apollo nella pratica dell’ aulòs, nel suonare il flauto.
Tiziano riesce a rendere con pennellate cariche, veloci e appositamente poco curate, tutta la tensione del momento: Marsia è punito per la sua alterigia e, appeso ad un albero come una preda di caccia, viene scorticato vivo dallo stesso Apollo.
La presenza di vari spettatori sulla scena non riesce ad attenuare il dramma, che anzi si avvicina sempre più a una natura teatrale e didascalica: osservare, stupirsi e commuoversi, pensare (Re Mida in atteggiamento contemplativo sulla destra) e infine, come ultima tappa, capire e imparare. Tiziano con questo dipinto ottiene un risultato pari a quello della grande tragedia greca: la caduta verso il basso del personaggio, punito per aver voluto troppo e per aver osato innalzarsi al di sopra della sua condizione, mettendosi al pari degli dèi.
E’ una grande lezione di umiltà che, nonostante la lontananza di forme e stili, può avere forse ancora un forte significato.
G.D.C.
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