cinque ragazzi. cinque ragazzi per cinque argomenti: letteratura, arte, musica, cultura e non solo... cinque argomenti in "cinque righe": il pentagramma, un progetto che si propone di accendere la curiosità del suo lettore suggerendo semplici spunti di interesse generale. Discorsi intrecciati l'un l'altro come note musicali che cercano l'armonia uniti dalla stessa "chiave".

sabato 14 aprile 2012

Le mosche da bar: gli accidiosi del nostro tempo.



L’anno scorso a Londra ho conosciuto un ragazzo di Helsinky, Ted. Una sera siamo andati assieme ad un concerto dei Royal Republic, un gruppo svedese che faceva tappa a Camden.
Il pub dove si sono esibiti si chiamava Barfly.

Un paio di pinte dopo il concerto, Ted mi disse che la prima volta che era stato lì l’aveva portato, qualche mese prima, la sua ex, fanatica di Bukowski. Avevano esagerato un pò troppo con le birre, tanto che lei era tornata a casa con un altro e lui cacciato in un bus notturno dal buttafuori.
"Damn..Bukowski aveva capito tutto dalla vita e dalle donne, inutile fare le cose per bene a questo mondo, meglio sedersi ad aspettare che le cose ci cadano addosso dal cielo..magari con un buon bicchiere di birra in mano! Cheers, a Charles!".
Neanche a dirlo, appena tornai a casa corsi a cercare i romanzi dello scrittore. Lessi tutto d’un fiato Post Office, Storie d’Ordinaria Follia e finalmente Barfly, l’ubriacone, la mosca da bar.


Il romanzo, di una crudezza e immediatezza tipica di Bukowski, narra delle peripezie di Henry Chinaski, alter ego di Charles, "tra i ventisette e i trentacinque, ma già bruciato dalla vita."
Henry, senza fissa dimora, senza lavoro, ragazze né hobbies tenta di fare lo scrittore; ma più di tutto gli piace bere. Gli piace ubriacarsi, stare seduto al bar ad aspettare che la vita gli scivoli via, che cada dal cielo un assegno di un lavoretto arretrato o che una sua poesia venga pubblicata in un giornale underground.
La sua vita non ha un senso, la sua vita esiste dall’apertura alla chiusura del bar, "in questo modo non devo guidare una macchina, non devo timbrare il cartellino, non devo farmi coinvolgere dalla società."
Oltre che di scrittore fallito, Henry Chinaski ha la fama dell’attaccabrighe, dell’ubriacone molesto: ogni sera trova un pretesto per stuzzicare e fare innervosire Eddie, il barista notturno, finché questo non lo stende di botte lasciandolo nel vicolo dietro al bar, mezzo tramortito.
Dal personaggio di Henry Chinaski, -a mio avviso-, non traspare una tristezza
rabbiosa, tipica della maggior parte dei barboni con la faccia segnata dalla povertà e dalla strada; Henry, in maniera ironica e quasi divertente, riesce a portare in secondo piano le disgrazie che gli accadono, dietro quella maschera "da duro" fa emergere una dolcezza di personalità e di carattere.
 
Sarà per questa tenerezza nascosta che Wanda, "già oltre la trentina, e con una capacità di ingurgitare alcolici persino superiore a quella di Chinaski" a poco a poco conoscendolo e frequentandolo si innamorerà di lui.
"Henry devo dirti una cosa: non ho intenzione di innamorarmi, non voglio passarci più attraverso quell’esperienza." 

"Non preoccuparti, nessuno si è ancora innamorato di me."

Barfly nel 1987 è diventato anche un film diretto da Barbet Schroeder e interpretato da Mickey Rourke e da Faye Dunaway.
In una scena del film, dopo che Rourke viene ridotto ko da Eddie, c’è una lunga ripresa del bancone del bar e dei clienti, le mosche da bar, rimaste dopo l’orario di chiusura per l’ultimo bicchierino. In un angolo, di spalle si intravvede anche Charles Bukowski, birra in mano, stanco e ubriaco, annoiato e indifferente.
Seduto ad aspettare.
Ancora ad aspettare.




A.L.
lettura consigliata: Barfly Charles Bukowski (1987)
visione consigliata: Barfly diretto da Barbet Schroeder (1987)

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