Raul non poteva credere ai suoi occhi. L’autobus aveva frenato
di colpo. Tutti i passeggeri, subendo la forte spinta, sbatterono con le teste
sui sedili che avevano di fronte.
“Ma cosa cazzo succede?” pensò tirando il
collo in avanti per vedere se avevano impattato contro qualcosa. Si profilò
un’immagine d’altri tempi: due tori, uno bianco e uno nero, si stavano
incornando senza risparmiarsi, sembravano davvero incazzati. Proprio nel bel
mezzo della strada, i duellanti avevano bloccato il traffico, creando due file
interminabili che in lontananza le macchine sembravano degli insetti.
Raul, nel
frattempo, era sceso dall’autobus, per godersi più da vicino la sfida tra
titani. Ogni volta che le corna si scontravano, l’urto creava un boato secco,
come quello di un fulmine ma meno ridondante, senza nessun riverbero, come una
roccia che dopo un lungo volo nel dirupo va a sbattere frantumandosi in mille
pezzi su una pietra più grande.
Attorno dei ragazzini seguivano estasiati il
combattimento, gridando, tifando chi per l’uno, chi per l’altro, tanto che
senza accorgersene il gruppetto di giovincelli si era diviso precisamente a
metà: una parte faceva il tifo per il toro nero, l’altra per il bianco.
Quando
le corna impattavano, tutta la muscolatura del toro, in una tensione
incredibile verso terra spingeva, come la forza di un uragano,e il terreno
tremava. Nessun dei due mollava, nessuno dei due retrocedeva, le grandi teste,
appoggiate l’una all’altra, sembravano il perno di una giostra a due braccia
che ruotava: mentre urtavano, i corpi, il bianco candore e la buia tenebra,
creavano con le zampe posteriori la circonferenza di un cerchio sulla polvere
della strada.
Nella terra dove i tori sono sacri, quella sfida durò alcuni
minuti, ma sembrarono un’eternità: dopo che i due tori, stanchi di tutti gli
sguardi increduli, avevano deciso di finirla lasciandosi, il bianco da una
parte, il nero dall’altra della strada, anche la polvere che si era alzata
nell’aria svanì, e soltanto allora si vide il cerchio, come tatuato per terra,
nella sua perfetta bellezza.
A.B.
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