Il rumore delle parole può essere devastante, soprattutto quando una semplice frase è in grado di interrompere il normale circolo dei pensieri e di far slittare su tutt’altro piano l’idea che ci eravamo fatti della nostra vita, del nostro quotidiano.
Può essere un rumore cieco, così forte da rendere insensibili e inermi, increduli e sospetti. Può essere assordante al punto da sovrastare gli altri suoni, le altre voci e tutto ciò che avevamo vissuto e pensato prima del suo esplodere.
Immagino sia proprio questo, un’esplosione, l’effetto creato dalle parole di un medico di fronte a un padre: “ Suo figlio probabilmente è autistico”.
Un’esplosione di rumore capace di creare un deserto, di azzerare e poi di far ripartire. Ricostruire dalle fondamenta tutta la propria vita.
Ma che sia stata ancora un’esplosione quella scaturita dall’idea di Franco Antonello di dare il via a un viaggio attraverso gli Stati Uniti e l’America del Sud con Andrea?
Che sia stata la volontà di rendere un po’ meno forte per un attimo il frastuono di quelle parole, o la volontà di crearne uno ancora più intenso che desse l’opportunità ad Andrea di una vita non da “ragazzo autistico”, ma semplicemente da ragazzo quale è?
Fulvio Ervas, con il suo ultimo romanzo, Se ti abbraccio non aver paura, ha raccolto l’esperienza di un padre di Castelfranco Veneto, Franco Antonello, e del suo viaggio in moto con il figlio Andrea attraverso le Americhe.
Ed è proprio il fatto che Andrea sia autistico che ha fatto sì che questo viaggio potesse diventare una vera e propria sfida, un manifesto indice di cambiamento, una volontà di “smuovere” dall’interno e in prima persona le cose e, infine, di iniziare a ricostruirle.
G.D.C.
Letture consigliate: Fulvio Ervas, Se ti abbraccio non aver paura, Marcos y Marcos, 2012
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