Quando il 21 luglio 1969 Neil Armstrong e Buzz Aldrin fecero il “grande balzo per l’umanità” sulla superficie lunare, il pianeta Terra iniziò ad essere invaso da manie spaziali. A dire il vero, già da qualche tempo film e musica avevano preso questo orientamento, ma il culmine delle invasioni aliene si ebbe nei primi anni ’70.
Il condottiero musicale dell’invasione fu Ziggy Stardust, alias David Bowie. Il futuro Duca Bianco aveva già esplorato il tema spaziale nella celeberrima Space Oddity (1969), storia ambigua del Maggiore Tom mai spiegata veramente nemmeno da Bowie.
La canzone racconta il lancio di una navicella spaziale attraverso il dialogo tra il Maggiore Tom e la base di lancio, fino al tragico epilogo che lascia tutti con il fiato sospeso dopo l’interruzione della trasmissione dell’astronauta. Che fine ha fatto il Maggiore Tom? L’angoscia degli ascoltatori durerà per ben 11 anni, fino a quando in Ashes to ashes (1980) David Bowie svelerà l’arcano mistero: “Ti ricordi di quel ragazzo in quella vecchia canzone, ho sentito delle voci dalla torre di controllo..”. Il Maggiore sta bene, è ancora disperso nella desolazione dello spazio, la solitudine lo ha fatto diventare un drogato e ora vuole tornare giù al più presto; ormai però per il Maggiore Tom la vita si farebbe dura anche sulla Terra, “mia mamma diceva che se vuoi portare a termine qualcosa faresti bene a non aver nulla a che fare con il Maggiore Tom!”.
Ziggy Stardust atterra nel nostro pianeta nel 1972 insieme alla sua band, gli Spiders from Mars. E la prima notizia che porta alla popolazione terrestre è sconvolgente: ci restano solo cinque anni da vivere, “cinque anni per piangere”.
Ad una prima occhiata il personaggio non è molto raccomandabile, un alieno con gli occhi di due colori diversi, capelli arancioni e tutine attillate sgargianti improponibili; ma una volta che inizia a cantare accompagnato dalle note degli Spiders from Mars, tutto sembra maledettamente vero. Secondo Ziggy, l’unico essere in grado di salvare la terra è Starman, “l’uomo delle stelle”; il nostro salvatore è entrato in contatto con alcuni ragazzini attraverso la radio, e ora stanno facendo di tutto per segnalargli la nostra presenza.
David Bowie porta in giro Ziggy Stardust per tutto il 1972 e buona parte del 1973, 18 mesi in un tour interminabile. I concerti sono dei veri e propri spettacoli spaziali, aperti sempre dalla colonna sonora di Arancia meccanica di Stanley Kubrik, inno perfetto per introdurre Ziggy e gli Spiders from Mars. I costumi di scena sono stravaganti, eccentrici, vengono cambiati più volte all’interno dello stesso concerto, il delirio tra gli spalti è sempre più contagioso: il messaggio di Ziggy sembra essere quello di liberarci da ogni vincolo, di godere appieno la nostra vita, in fondo ormai il mondo sta per finire.
Fino a che, in una afosa serata d’estate, accade l’impensabile: il 3 luglio 1973 Ziggy Stardust e gli Spiders from Mars sono di scena all’Hammersmith Odeon Theatre di Londra, l’ultimo concerto del tour, quello che diventerà “The Retirement Gig”. Prima dell’ultima canzone dello show, Rock’n roll suicide, Ziggy annuncia alla folla: “Questo show resterà per sempre nella nostra memoria, non solo perché qui finisce il nostro tour, ma perché è il nostro ultimo spettacolo in assoluto. Grazie a tutti, vi amo”. Tutti, compresi gli Spiders from Mars, restano ammutoliti. È la morte, la fine di Ziggy Stardust e della sua band, per loro non c’è più spazio nella mente di Bowie.
Ziggy sapeva il fatto suo, in meno di due anni sul nostro pianeta ha saputo conquistare la folla e l’immortalità. Ci ha ingannati con la scusa della fine del mondo, illudendoci di aver ottenuto quella libertà di espressione da lui tanto ostentata. Oggi, quello che resta, è il racconto della sua avventura nell’album The rise and fall of Ziggy Stardust and The Spiders from Mars (1972) e l’illusione di aver creduto, almeno per un momento, di essere veramente liberi.
M.F.
Ascolto consigliato: David Bowie, The rise and fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars (1972)
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