I ruggenti anni venti, l’età del jazz, un momento storico in cui niente sembra impossibile.
Il sogno americano.
I piaceri della ricchezza, i soldi, la prosperità, la libertà dei costumi.
Questo è solo il sottofondo, è solo la base di partenza dei romanzi di Francis Scott Fitzgerald.
“Qualsiasi vita è, naturalmente, un processo di demolizione”: si potrebbe così riassumere quello che è l’intento dell’intera sua opera, del suo cinismo, della sua amarezza e tuttavia del suo grande idealismo romantico.
E’ come se in Fitzgerald più l’analisi delle classi agiate viene spinta nel profondo, più ci si addentra nel mondo dei ricchi, di coloro che non hanno limiti e che “ tutto possono”, più la constatazione di un’estrema desolazione dell’animo, di perdita di significato di tutte le cose, di depravazione, si chiarisse e assumesse un significato universale.
Ne Il grande Gatsby, 1925, emerge proprio questo senso di caduta e di peccato.
Con la descrizione del lusso, delle grandi e sontuose feste, della vastità delle proprietà, dell’argenteria, della cura estetica delle donne e della bellezza delle loro vesti, sembra quasi che l’autore ottenga un effetto opposto e contrario a quello che sta dicendo e descrivendo.
E’ come se si riproponesse a più di quarant’anni di distanza il mondo di Dorian Gray, come se quello che si vedesse all’esterno fosse l’eternamente giovane e bello e sacro e amabile, e sotto questo velo si celasse poi tutto un altro mondo, di dannazione e decadenza morale portata all’eccesso.
Non a caso Francis Scott Fitzgerald è considerato lo scrittore simbolo della “generazione perduta”. Una generazione che ha tutto eppure che si avvia al grande crollo del ’29.
Ora più che mai Il grande Gatsby fa pensare e riflettere:
Quanto conta nella nostra vita il denaro?
Quanto i soldi? La ricchezza? Il successo?
Quanto il nome? La fama? Il titolo?
Che tutto ciò non abbia niente a che fare con la vera felicità?
Gatsby organizza feste grandissime solo perché così spera finalmente di rincontrare la donna amata.
Ecco la risposta.
G.D.C.
1 commento:
Beka, sei un fenomeno.
Posta un commento