«Aveva la testa di Antinoo e occhi dalle scintille d'oro. Non somigliava assolutamente a nessuno al mondo. La sua voce mi è rimasta sempre nella memoria. Lo sapevo povero e non si capiva di che vivesse; come artista, nemmeno un'ombra di riconoscimento» [Anna Achmatova]
Che cosa significa davvero essere bohemien? E' una domanda che mi pongo visto che al giorno d'oggi è chiaro come stia diventando sempre più una moda seguire uno stile di vita maledetto, trasandato e anticonformista, o meglio che viene definito tale. La società, e il mondo universitario in particolare, pullula infatti di giovani che si definiscono dei novelli bohemien, e forti di questa autoconvinzione, intasano i social network con le loro foto in bianco e nero (rigorosamente modificate a computer) e con frasi ricercate. Tutto questo allo scopo di diffondere intorno alla loro vita un alone di mistero e originalità. Ma davvero si è convinti che basti solo spettinarsi i capelli e mettersi una sigaretta in bocca per assumere le sembianze di un artista, che basti vestirsi in modo trasandato? No, essere bohemien non vuol dire affatto questo.
Credo che bohemien si nasca, è un qualcosa che si ha dentro, è un malessere che non ti abbandona mai neanche nei momenti di felicità, è un verme che ti striscia nella pancia e che arriva all'anima. Si ecco, è un mal d'anima. Amedeo Modigliani è stato il bohemien per eccellenza: bello, maledetto, bravo e infelice. La sua storia e la sua arte sono una componente di quella cultura, geniale e folle, che nasce e si diffonde nella Parigi degli anni '20, una storia che vale davvero la pena di raccontare. Modì, com'era chiamato da tutti, fu uno dei pochi artisti del primo novecento coerente fino alla fine con il proprio ideale di vita artistica e trasgressiva. Modigliani superò sicuramente tutti i limiti della buona vita borghese, sia come uomo che come artista, ma nessuno può mettere in dubbio che egli sia stato uno dei fondatori dell'arte moderna.
Amedeo Modigliani nasce a Livorno il 14 luglio del 1884, quarto e ultimo figlio di Eugenia Garsin e Flaminio Modigliani. Quella di Amedeo era una tipica famiglia matriarcale con a capo Eugenia, donna di indole forte e di grande ingegno, era lei che mandava avanti la famiglia che, all'epoca della nascita di Amedeo, non versava in condizioni economiche molto favorevoli. La donna aveva una particolare predilezione per il suo ultimo figlio, forse anche perché fin da subito il piccolo aveva mostrato una salute molto cagionevole. E' proprio a causa di quest'ultima che Amedeo ottiene dalla madre il permesso di lasciare gi studi per dedicarsi al disegno e alla pittura, per i quali aveva mostrato una spiccata attitudine. Amedeo, quindi, fin dall'infanzia rivendica la sua voglia di esistere come artista. Frequenta dapprima lo studio di Guglielmo Micheli a Livorno, poi l'Accademia di Belle arti di Firenze e di Venezia, e approda infine a Parigi nella primavera del 1906. Amedeo aveva 21 anni e tutta la passione dell'artista nelle vene.
Parigi era al tempo la capitale d'Europa, centro cosmopolita, luogo di libertà artistiche per i giovani che giungevano da tutto il mondo con la speranza di affermarsi come artisti e intellettuali. Ed è a Parigi che Modigliani scopre la sua vera identità, ma non fu certamente un percorso facile il suo, ed è infatti solo a partire dal 1914 che comincia a farsi largo in quella massa eterogenea di aspiranti artisti e a creare un suo stile. Paradossalmente però, mentre il suo stile si fa sempre più definito e originale, la sua vita diventa sempre più turbolenta ed eccessiva, e la sua salute sempre più fragile. Modigliani abusa di alcool, droghe, fumo. Nonostante questo comunque riesce a creare qualcosa di davvero unico, uno stile pittorico estremamente personale, non assimilabile a nessuna corrente o gruppo artistico.
La semplificazione formale di masse e volumi diventa la caratteristica principale dello stile di Modigliani, che decide di dedicarsi quasi esclusivamente al ritratto. Elementi quali il corpo, il busto, i tratti del volto vengono allungati in maniera innaturale ma elegante. Ciò che però colpisce in maniera particolare sono gli occhi: grandi, a mandorla e vuoti. Grandi occhi vuoti, vuoti come buchi neri, vuoti come abissi. Occhi nei quali Modigliani trasmette tutta la tristezza e la malinconia della sua vita tormentata.
Nell'ultima fase della vita di Modì, tra successi e insuccessi artistici, tra continue sbornie e risse nei caffè, e dopo tanti amori anonimi, arriva lei. Jeanne Hébuterne, la donna che sarà la sua compagna fino alla fine, e anche dopo. Amedeo amava le donne, le amava tutte intensamente, ma solo lei gli portò via l'anima. Jeanne è ritratta in circa 25 quadri, tra i più belli e delicati, ed è in particolare in questi quadri che emerge la straordinaria capacità che aveva Modigliani di rendere immortale il soggetto che dipingeva.
Il legame di Jeanne e Amedeo, per quanto disapprovato dalla società borghese, era forte e autentico, e costituì anche uno stimolo positivo per il lavoro dell'artista. Modigliani amava Jeanne, ma non amava se stesso. Si lasciò morire, Amedeo, il 22 gennaio 1920, devastato nel fisico e nella mente. Jeanne, inscindibilmente legata al suo pittore, non riuscì a sopravvivere: il giorno dopo, all'età di 22 anni e al nono mese di gravidanza, si gettò da una finestra del quinto piano della casa dei genitori.
Amedeo Modigliani sicuramente può essere criticato per il modo in cui decise di vivere la sua vita, per il modo in cui si lasciò morire a 35 anni, ma non per la sua arte, per quello che è riuscito ad esprimere in pochi tratti essenziali. Passano gli anni, passano le mode, ma i ritratti di Modì sono ancora lì, con i loro sguardi attoniti e i loro occhi malinconici e sembrano suggerirci che, forse, lasciare un segno in questo mondo è possibile.
D.C.
1 commento:
Cara vita Bohemien! Sembra un ricordo lontano di un passato invisibile!
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