cinque ragazzi. cinque ragazzi per cinque argomenti: letteratura, arte, musica, cultura e non solo... cinque argomenti in "cinque righe": il pentagramma, un progetto che si propone di accendere la curiosità del suo lettore suggerendo semplici spunti di interesse generale. Discorsi intrecciati l'un l'altro come note musicali che cercano l'armonia uniti dalla stessa "chiave".

sabato 2 febbraio 2013

La vita senza colori di Emilio Salgari

Le tenebre avvolgono il golfo del Messico. Una piccola imbarcazione, con due soli uomini a bordo, emerge dall’oscurità: “Uomini del canotto! Alt o vi mando a picco!”. La voce metallica, tonante, arriva da una grossa fregata, che i due non tardano a riconoscere per una nave corsara, la Folgore. Riconosciuti presto i compagni, i due uomini ora si trovano di fronte a chi li ha accolti con quella frase minacciosa. “[…] era vestito completamente di nero e con un’eleganza che non era abituale tra i filibustieri del grande golfo del Messico; […] portava una ricca casacca di seta nera, adorna di pizzi d’egual colore, con i risvolti di pelle egualmente nera. […]  Anche l’aspetto di quell’uomo aveva, come il vestito, qualche cosa di funebre, con quel volto pallido, quasi marmoreo[..].”
I due uomini del canotto sono due corsari sfuggiti per miracolo agli spagnoli da Maracaibo: l’uomo vestito di nero intuisce subito come sono andate le cose:
“Me l’hanno ucciso, è vero?”
“Chi?”
“Mio fratello, colui che chiamavano il Corsaro Rosso.”
“Si comandante. Lo hanno ucciso come vi hanno spento l’altro fratello, il Corsaro Verde.”

Emilio di Roccabruna signore di Ventimiglia, noto come il Corsaro Nero, non è un pirata come gli altri: è diventato corsaro non per la sete di denaro, non per sfuggire a qualche condanna, ma solo ed esclusivamente per uccidere Wan Guld, governatore di Maracaibo, e vendicare così la morte del fratello maggiore. Ora che quello stesso uomo ha impiccato anche il Corsaro Rosso, il Conte di Ventimiglia giura sulla salma del fratello che non troverà pace fino a che non avrà sterminato Wan Guld e tutta la sua famiglia. Il destino però sarà ancora una volta crudele con il Corsaro Nero…

Il ciclo di romanzi dei corsari di Salgari, che si apre con Il Corsaro Nero, è un’epopea avventurosa che appassiona e coinvolge il lettore dalla prima all’ultima pagina; i cinque romanzi del ciclo (nell’ordine Il Corsaro Nero, La regina dei Caraibi, Jolanda la figlia del Corsaro Nero, Il figlio del Corsaro Rosso, Gli ultimi filibustieri) sono un’escalation di colpi di scena, avventura, azione, divertimento. Si passa dalle smargiassate dei corsari (Carmaux, Wan Stiller, Moko, il basco Mendoza, ma su tutti voglio citare il guascone Don Barrejo) alla sete di vendetta e alla triste figura del Corsaro Nero, al fascino del figlio del Corsaro Rosso, gli assedi e i combattimenti, gli inseguimenti nella foresta piena di insidie e bestie feroci, e perché no le storie d’amore.

Salgari ci fa sentire la brezza del Golfo del Messico, i cannoni tonanti di Maracaibo, Panama e Gibraltar, ci fa conoscere la foresta attraverso i suoi animali, le sue piante, i suoi abitanti…tutto questo senza aver mai visto questi posti, ma passando ore tra le enciclopedie e gli atlanti della biblioteca civica di Verona.
La vita di Salgari, al contrario dei suoi romanzi, è un racconto molto triste fatto di miseria, tragedie familiari, insuccessi. Non riesce ad entrare nella Marina come avrebbe voluto, e lui che racconta storie di tempeste, abbordaggi, manovre impossibili si è imbarcato solo per qualche addestramento lungo l’Adriatico. Cerca di mettere a frutto la sua immensa fantasia e passione per l’esotico ed inizia a scrivere romanzi d’appendice pubblicati a puntate; vuoi l’inesperienza, l’incapacità o la sfortuna, nel corso della sua vita Salgari non potrà mai godere dei successi delle sue pubblicazioni, ma finirà tutto nelle mani (e nelle tasche) delle case editrici. Ad un certo punto, per onorare i contratti in cui si è impegnato, Salgari è costretto a scrivere ad un ritmo insostenibile di tre pagine al giorno, tutti i giorni: detto così non sembra nemmeno qualcosa di impossibile, ma dietro alle tre pagine ci sono ore di documentazione sugli atlanti e le enciclopedie, notti insonni passate a lavorare di immaginazione alla ricerca di nuove trame, e nemmeno il tempo per rileggere le bozze. A questo va aggiunto il precario stato di salute della moglie, Ida Peruzzi, che verrà rinchiusa in un manicomio, e ancor prima il suicidio del padre nel 1889.

Il 25 aprile 1911 Emilio Salgari esce di casa con un rasoio. Lo trovano privo di vita, con la gola e il ventre squarciati. Ha lasciato tre lettere, una ai figli, una agli editori ed una ai direttori dei giornali per cui scriveva; quella lasciata agli editori si commenta da sé:

“Ai miei editori: a voi che vi siete arricchiti con la mia pelle mantenendo me e la mia famiglia in una continua semi-miseria od anche di più, chiedo solo che per compenso dei guadagni che io vi ho dato pensiate ai miei funerali. Vi saluto spezzando la penna.”

A quei (spero pochi) malaugurati che non hanno letto Salgari da ragazzi, consiglio vivamente di farlo ora. Perché i suoi romanzi mantengono il loro fascino a tutte le età, e caro Emilio anche se ti hanno fatto spezzare la penna noi non smetteremo mai di navigare tra le onde del Golfo del Messico  a bordo della Folgore.



Lettura consigliata: Emilio Salgari, Il Corsaro Nero, 1898. E una volta letto questo, tutti gli altri!
                              



M.F.

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