cinque ragazzi. cinque ragazzi per cinque argomenti: letteratura, arte, musica, cultura e non solo... cinque argomenti in "cinque righe": il pentagramma, un progetto che si propone di accendere la curiosità del suo lettore suggerendo semplici spunti di interesse generale. Discorsi intrecciati l'un l'altro come note musicali che cercano l'armonia uniti dalla stessa "chiave".

sabato 2 febbraio 2013

Il Bianco




Il bianco circonda le nostre case: è dappertutto, come una banale comodità della quale ormai abbiamo imparato a sopportare la presenza.




 
Lo si giustifica banalmente con il seguente trittico:

-È luminoso (non è l'unico)
-È facile da ritoccare (sbagliato: esistono molte varianti del bianco)
-“Allarga” la stanza(come altri colori)

Perché il bianco ci accompagna sempre? Merita davvero un tale trattamento?
Per rispondere serve capire che il colore è la percezione visiva generata dai segnali nervosi che la retina invia al cervello quando assorbe le radiazioni elettromagnetiche della luce (mi perdonino i fisici per l'ingrata sintesi).

E' fondamentale partire dal presupposto che il colore non è un' entità, ma una percezione, e se quest'ultima avviene non solo attraverso un processo fisico, ma anche culturale, il passo è fondamentale.
La cultura è la grande variabile nella percezione del colore, e il bianco ha radici molto lontane in merito.

In architettura il periodo greco-romano fu un periodo mitizzato da tutte le correnti artistiche successive al Rinascimento che lo aveva scoperto, e tutti i suoi edifici riportati alla luce erano privi di pittura sulle superfici esterne dopo secoli di noncuranza. La deduzione più ovvia fu d’immaginarli bianchi, anche perché la purezza di quel colore si avvicinava molto bene al concetto di purezza formale che quegli edifici avevano acquisito nell’evoluzione culturale, poco importa se un secolo dopo si scoprì che il Partenone ad Atene e molti altri templi originalmente erano colorati con pitture appariscenti di decorazioni.

Il danno ormai era fatto: nell’immaginario collettivo l’architettura classica era bianca.

La dose fu rincarata all’inizio del 900, con il Razionalismo (vedi Adolf Loos) che bandì ogni decoro ed eccesso. Il bianco si è dunque autoproclamato paladino del purismo formale di vari maestri dell’architettura.
Da Le Corbusier a Richard Meier, il quale del bianco ne ha fatto una firma.

“Sono molti gli aspetti legati al bianco. Innanzitutto, l’architettura è creazione di uno spazio definito attraverso superfici, elementi lineari, aperture e chiusure. Tutti questi elementi sono essenziali per l’architettura, e il bianco ne rende più evidenti le differenze. Credo che il bianco renda vivi gli elementi architettonici. Il secondo aspetto riguarda il fatto che l’architettura è fatta dagli uomini, è statica, non cambia, non cresce nel tempo. È la natura che cambia durante il giorno, nel corso delle stagioni, e il candore degli edifici aiuta a riflettere la differenza tra ciò che è stato fatto dall’uomo è ciò che è naturale. Ci aiuta a percepire la natura che ci circonda e il modo in cui l’architettura la riflette.”

Non si pensi però che il bianco sia la risposta ad ogni verità, come un'ideale di perfezione, di purezza e innocenza, legato alla sfera dell'intelletto a differenza del colore, simbolo degli istinti primitivi.



Nella progettazione architettonica il colore è un elemento importante e può costituire una modalità tramite la quale, oltre ad ampliare le caratteristiche degli spazi e delle superfici è possibile connotare il linguaggio della stessa architettura.

Ed è l'influenza culturale che ha trasformato il colore (oltre al bianco) in un mezzo espressivo che necessita di una specifica progettazione e di un'attenzione particolare, essendo in stretto contatto con l'uomo e con l'ambiente che lo circonda.



M.B.

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