cinque ragazzi. cinque ragazzi per cinque argomenti: letteratura, arte, musica, cultura e non solo... cinque argomenti in "cinque righe": il pentagramma, un progetto che si propone di accendere la curiosità del suo lettore suggerendo semplici spunti di interesse generale. Discorsi intrecciati l'un l'altro come note musicali che cercano l'armonia uniti dalla stessa "chiave".

sabato 2 marzo 2013

ANTI-ARTE

"Dada non significa nulla. È solo un suono prodotto dalla bocca."
(Manifesto Dada del 1918, di Tristan Tzara)


L’arte stessa è una sfida e più è contemporanea più diventa ardua, per questo si potrebbero portare mille esempi, ma ripensandoci bene ce n’è uno in particolare nella storia dell’arte che mi è assai caro. Sicuramente si tratta di una delle sfide più clamorose e divertenti di quel tumulto artistico che è stato il secolo passato.
 Nel 1916 mentre nel resto d’Europa infuriava la guerra più sanguinosa che il mondo avesse mai conosciuto, a Zurigo un gruppo di persone sceglieva di lavorare insieme nel nome della creatività, e così nasceva Dada!
La parola Dada non significa nulla; perché mai un gruppo artistico dovrebbe essersi inventato un nome tanto sciocco?
Perché Dada è libertà sfrenata di espressione e non accetta nessuna regola, questa è la sfida disarmante dei dadaisti. Si tratta della negazione totale della razionalità, baluardo di una tradizione basata sulla Logica che aveva portato alla rovina della società e alla guerra in corso. Dada si oppone radicalmente a questa cultura e usa il suo opposto principio, il nonsense, per scardinarne la struttura.

Ecco che nasce la poetica del caso, come mezzo alternativo alla Logica, che serve a creare strumenti di distruzione culturale; i dadaisti recuperano materiali di scarto e li assemblano, è questo il processo del ready-mades. Marcel Duchamp supera la scultura e sceglie oggetti comuni, che leggermente modificati vengono dichiarati opere d’arte ed esposti, stile statua classica, nei più importanti musei dell’occidente, assicurando l’effetto sorpresa sui frequentatori dell’ambiente abituati a ben altro!
Dada amplia le possibilità umane, l’artista può impossessarsi di qualsiasi cosa, magari di oggetti industriali, per introdurli nell’ambito artistico anche senza l’ausilio di una cornice.
Tutto va a sottolineare il fatto che i materiali ormai inutilizzabili secondo le regole del profitto, vengono investiti di un nuovo valore espressivo e artistico.
Sulla stessa linea di pensiero, con elementi volutamente scollegati tra di loro, vengono fatti dei collage, si sperimenta anche con la fotografia, vengono composte poesie onomatopeiche assurde che vengono recitate nelle esibizioni dadaiste.
Una svolta definitiva all’arte e al gusto è stata data!
C’è da domandarsi quale sia la sfida oggi, quando già tutto è stato distrutto, che altro c’è da distruggere? Forse risulterebbe assurdo oggi recuperate valori e concetti del passato? Forse i Dadaisti oggi tornerebbero indietro per colpire le fondamenta e gli ideali di questa società? Forse il senso di Dada, che non c’è, vale sempre e resta mutevole nel tempo, si adatta ad ogni momento, dada è sempre il contrario, dada ha capito tutto.


G.G.

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