cinque ragazzi. cinque ragazzi per cinque argomenti: letteratura, arte, musica, cultura e non solo... cinque argomenti in "cinque righe": il pentagramma, un progetto che si propone di accendere la curiosità del suo lettore suggerendo semplici spunti di interesse generale. Discorsi intrecciati l'un l'altro come note musicali che cercano l'armonia uniti dalla stessa "chiave".

sabato 13 aprile 2013

Non il solito articolo su Paranoid Android

Dovendo scrivere un articolo di musica sulla paranoia, e non essendo i Black Sabbath propriamente il mio genere, il pensiero va subito a quel strano capolavoro dei Radiohead, Paranoid Android.  
Uno dei brani più riusciti da parte della band di Thom Yorke tratto dal loro ultimo album prima della sperimentazione elettronica, la pietra miliare Ok Computer. Una canzone, anzi più canzoni fuse in un unico brano che non sembra avere né capo né coda, ma che spiazza nei suoi sei minuti abbondanti in cui musicalmente succede di tutto, ma in modo armonico. Sto ascoltando Paranoid Android  sullo stereo, sono arrivato al punto in cui la musica si fa quiete dopo la tempesta con la voce di Thom Yorke che lamenta “Rain down, rain down, come on rain down on me” con i cori di sottofondo, di qui a poco ricomincerà la tempesta musicale… Ma mi accorgo che io in realtà un articolo sui Radiohead non lo voglio scrivere. Non che sia un gruppo che non mi piace, anzi, Pablo Honey è uno dei miei album preferiti; il mio apprezzamento, o per meglio dire la mia conoscenza della band si ferma però ai primi tre album, prima del passaggio alla musica sperimentale, il mio giudizio quindi non può che essere parziale.

Ma dato che un articolo di musica bisogna farlo, perché invece di sprecare parole per una band sulla quale sono già  stati scritti fiumi di inchiostro (e da pulpiti ben più competenti!) non parlare di un gruppo poco conosciuto scoperto per caso? Tolgo Ok Computer dallo stereo e prendo un cd acquistato ad un concerto, Crowd Surfing il suo titolo. Loro sono gli Heike has the Giggles, trio di ragazzi romagnoli poco più che ventenni scoperti per caso un sabato sera qualunque. Emanuela alla voce e chitarra, Matteo al basso e Guido alla batteria sono tre ragazzi come tanti altri, tre ragazzi universitari con la passione per la musica. Tre, il numero perfetto per chi vuole fare musica senza fronzoli (Police e Nirvana docet). Perché negli Heike has the Giggles nulla è superfluo, tutto diventa essenziale; la loro musica è disarmante nella sua semplicità, pochi accordi ma mai banali, giri di basso accattivanti e una batteria semplice ma che non vi farà mai rimanere fermi. Ma soprattutto lei: Emanuela. 



Frangettona sulla fronte a coprirle quasi interamente il viso, i piedi sempre a seguire un movimento tutto particolare e tutto suo; e poi, la sua voce: per gli amanti del rock al femminile qualcosa di imperdibile, raro trovare una voce così pulita in una ragazza che canta il rock. Ottima la pronuncia e affascinante quel particolare ansimare all’inizio e alla fine di ogni frase (ascoltare We All e Breakfast per capire). Negli Heike has the Giggles, nonostante i soliti tre accordi, c’è comunque varietà: pezzi energici come I Wish I Was Cool e Robot, brani dal sapore adolescenziale come Dear Fear e Crowd Surfing, ma anche canzoni più studiate come le bellissime M.Gondry e Time Waster, senza dimenticare i momenti più toccanti di NextTime e I Don’t Know.
Spero che molte altre persone, come me, possano scoprire per caso gli Heike has the Giggles. Magari pensando di leggere un articolo sui Radiohead.



M.F.



Ascolto consigliato:
Heike has the Giggles, Crowd Surfing (2012)
Heike has the Giggles, Sh! (2010)
Radiohead, Ok Computer (1997)

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