cinque ragazzi. cinque ragazzi per cinque argomenti: letteratura, arte, musica, cultura e non solo... cinque argomenti in "cinque righe": il pentagramma, un progetto che si propone di accendere la curiosità del suo lettore suggerendo semplici spunti di interesse generale. Discorsi intrecciati l'un l'altro come note musicali che cercano l'armonia uniti dalla stessa "chiave".

sabato 21 luglio 2012

Un amore lunare

[Io vorrei servirmi del dato scientifico come d'una carica propulsiva per uscire dalle abitudini dell'immaginazione, e vivere magari il quotidiano nei termini più lontani della nostra esperienza - Italo Calvino in un'intervista del 1965]

Le stelle, la luna, i pianeti hanno avuto un ruolo molto importante nella mia fantasia di bambina. Da piccola tutto ciò che aveva a che fare con lo spazio, e in particolare con la luna, mi affascinava, tanto che l'unico volume dell'enorme enciclopedia di casa mia che prendevo in considerazione era quello, per l'appunto, sullo spazio. Ovviamente ero piccola e non ancora in grado di leggere, ma del resto a quell'età ciò che mi interessava non erano certo le parole, bensì le immagini. Tra queste, una in particolare mi piaceva tantissimo: si trattava di una grande immagine raffigurante la luna, una grande luna pallida, con i suoi crateri e i suoi mari lunari.
Sognavo di andarci ad abitare, anche perché magari avrei incontrato Sailor Moon che, nella mia mente di bambina di 6 anni, esisteva davvero ed era la principessa della luna, così magari sarei diventata una sua aiutante. E non importava se mia madre continuava a ripetermi che era solo un cartone e che dovevo smetterla di saltare dal mio letto a quello di mia sorella con in mano un mestolo, ovvero il mio scettro lunare.
Bello avere 6 anni: tutto ti sembra possibile, tutto ti sembra vero, basta solo crederci. Ovviamente con gli anni le cose cambiano, scopri che Sailor Moon non esiste, che non potrai diventare una paladina della luna e che su quest'ultima non puoi andarci ad abitare.
Nonostante questo però l'amore per quel satellite mi è rimasto dentro, amore che riemerge con nostalgia ogni qualvolta mi capita di leggere i racconti de Le Cosmicomiche di Italo Calvino, e in particolare La distanza della luna.
Dal 1964 Calvino inizia ad interessarsi alle riflessioni di tipo scientifico e alle cosiddette scienze esatte, in particolare fisica, matematica, astronomia. Nel 1965 escono così Le Cosmicomiche, e le differenze rispetto alle precedenti opere si percepiscono con forza, sia da un punto di vista stilistico che strutturale. Si tratta di 12 racconti, ognuno dei quali è aperto da una riflessione scientifica, sviluppata poi nel corso della storia dal narratore, un personaggio dal nome impronunciabile, Qfwfq. La distanza della luna è il primo di questi racconti, in cui un'atmosfera struggente, quasi onirica, cattura il lettore fin da subito.

La storia è ambientata in un tempo in cui la Luna si trovava molto vicina alla Terra, "l'avevamo sempre addosso la Luna, smisurata [...] c'erano delle notti di plenilunio basso basso e d'alta marea alta alta che se la Luna non si bagnava in mare ci mancava un pelo" afferma infatti Qfwfq. Ed era proprio in quelle notti di plenilunio che Qfwfq, suo cugino il Sordo, il capitano Vhd Vhd e la moglie si spingevano con una barca a remi fin sotto la Luna e grazie ad una scala a pioli vi salivano sopra. In quel satellite vi era qualcosa di magico, Qfwfq e compagni vi erano attratti come calamite, anche perché sulla Luna era possibile raccogliere il latte lunare, un liquido denso e dal sapore buonissimo. Il più abile di tutti, sia a salire che a raccogliere il prezioso nettare, era il Sordo, che pareva avere con la Luna una sintonia particolare.
Erano notti magiche quelle di plenilunio "Uno speciale umore ci prendeva, in quelle notti al largo degli Scogli di Zinco; allegro, ma un pò come sospeso, come se dentro al cranio sentissimo al posto del cervello, un pesce, che galleggiava attratto dalla Luna. E così si navigava suonando e cantando."

Ma quella luce lunare cosa può scatenare se non l'amore, e infatti Qfwfq si innamora della moglie del capitano Vhd Vhd, che "aveva braccia lunghissime, argentate in quelle notti come anguille" con le quali suonava dolcemente l'arpa. Amori però, quelli lunari, destinati ad essere evanescenti come la natura stessa del satellite che li scatena.
"Così cominciò la storia del mio innamoramento per la moglie del capitano, e delle mie sofferenze. Perché non tardai ad accorgermi a chi andavano gli sguardi più ostinati della signora: quando le mani di mio cugino si posavano sicure sul satellite, io fissavo lei, e nel suo sguardo leggevo i pensieri che quella confidenza tra il sordo e la Luna le stava suscitando, e quando egli spariva per le sue misteriose esplorazioni lunari la vedevo farsi inquieta, stare come sulle spine, e tutto ormai m'era chiaro, di come la signora Vhd Vhd stava diventando gelosa della Luna e io geloso di mio cugino."
L'orbita della Luna s'andava però allargando sempre più, e sarebbe arrivato il momento in cui non sarebbe più stato possibile salirvi, o scendervi.
Una notte anche la signora Vhd Vhd, subito dopo che Il Sordo fu salito sulla Luna, decide di salirvi, cosa che non era mai successa prima. Chiara era l'intenzione della donna: rimanere sulla Luna da sola con il Sordo. Il capitano Vhd Vhd non si oppose alla richiesta della donna che lo aveva deluso e della quale voleva forse liberarsi. Eccoli allora, la signora Vhd Vhd, il Sordo e la Luna. Ma il Sordo non desidera altra cosa che la Luna e al di fuori non vede nient'altro, tantomeno una donna che si strugge d'amore per lui. Si nasconde quindi in una piega lunare finché non arriva il momento di tornare sulla Terra.
E la signora Vhd Vhd? Decide di rimanere sulla Luna: è il suo tentativo estremo di identificarsi con il satellite, con l'oggetto del desiderio del suo amato: "Ella aveva ben compreso che l'amore di mio cugino era solo per la Luna, e tutto quel che lei voleva ormai era diventare la Luna, assimilarsi all'oggetto di quell'amore extraumano".
E Qfwfq? Ora che la moglie del capitano è sulla Luna e da lì non tornerà più, il suo amore è destinato ad affievolirsi? Certo che no perchè "anche ora che la Luna è diventata quel cerchietto piatto e lontano, sempre con lo sguardo vado cercando lei appena nel cielo si mostra il primo spicchio, e più cresce più m'immagino di vederla, lei o qualcosa di lei ma nient'altro che lei, in cento mille viste diverse, lei che rende Luna la Luna e che ogni plenilunio spinge i cani tutta la notte a ululare e io con loro".

Sono quindi i nostri sogni, le nostre idee, le nostre aspirazioni che rendono la Luna un luogo magico in cui tutto è possibile, in cui tutto è vero. Ecco allora che anche se ormai di anni non ne ho più 6 ma 25, nelle notti di plenilunio, guardando la Luna, sento che le cose, almeno in quel momento, sono un pò più possibili.



D.C.


Lettura consigliata: Le Cosmicomiche, Italo Calvino (1965)

Nessun commento: