cinque ragazzi. cinque ragazzi per cinque argomenti: letteratura, arte, musica, cultura e non solo... cinque argomenti in "cinque righe": il pentagramma, un progetto che si propone di accendere la curiosità del suo lettore suggerendo semplici spunti di interesse generale. Discorsi intrecciati l'un l'altro come note musicali che cercano l'armonia uniti dalla stessa "chiave".

sabato 10 marzo 2012

Quando la musica ti penetra nelle ossa

ora le tue ossa si corrodono / eppure stai nell'aria / e conta per me




Il 2011 è un anno importante per me: una laurea tanto desiderata e un concerto. Il 2011 è infatti anche l'anno in cui esce il quinto album dei Verdena, Wow. Che relazione c'è tra la mia laurea e il concerto? Nessuna forse, o molte.

Laurearsi è un obiettivo per molti, per me non era un obiettivo: era un sogno. Non desideravo nient'altro che una laurea in Lettere, ma nei sogni, si sa, si è sempre avversati da qualcosa o qualcuno, e anche io nel mio lo sono stata. Alla fine però l'ho raggiunto quel pezzo di carta, così come ho raggiunto, dopo anni di CD consumati, un gruppo che ha contribuito al mio avvicinamento alla musica. Sia chiaro, non si tratta di un'apologia adolescenziale dei propri idoli musicali, per carità, bisogna riconoscere però che i Verdena, nel bene e nel male, tra detrattori e sostenitori, hanno segnato l'ultimo quindicennio del panorama rock italiano.

Bergamo, metà anni '90, due fratelli magri come cadaveri e con i capelli davanti agli occhi infossati, fondano i Verdena: ad Alberto Ferrari (voce e chitarra) e al fratello Luca (batteria), si aggiunge poco dopo la bassista Roberta Sammarelli.
L'inizio è quello classico, comune a tutti i gruppetti alternativi che smaniano di urlare la loro musica: il trio comincia a suonare nei centri sociali e nei piccoli locali della loro zona. Passano un paio di anni. La maggior parte di quei gruppi svanisce nel nulla, schiacciati dal peso della dura verità: nell'elitario universo musicale non c'è spazio per tutti. Ma i Verdena se lo prendono questo spazio. Nel 1999 esce il loro primo album omonimo, e boom! Il gruppo, all'epoca poco più che ventenne, dalle impervie valli bergamasche viene catapultato nel mondo della musica: contratto con una major, Mtv che passa continuamente il video di Valvonauta, la cerchia dei fan che si allarga sempre più, i live, ma anche i pesanti paragoni con i Nirvana, i pregiudizi di una parte della critica che li definisce "rumorosi e incomprensibili".
Quel che è certo è che i tre ragazzini sanno fare rock, e ciò che sorprende è che lo sanno fare in Italia: suoni ruvidi e reminescenze grunge, il tutto mescolato ad una voce, quella di Alberto Ferrari, pulita e bassa, e a testi sì forse incomprensibili ma in grado di esprimere rabbie e malesseri giovanili.
In ogni caso, ai Verdena di ciò che pensa la critica non gliene importa niente, decidono di andare avanti e si affidano alle cure di Manuel Agnelli. Ecco allora che nel 2001 esce Solo un grande sasso: l'atmosfera dell'album si fa più cupa rispetto al precedente lavoro, con brani lunghi, psichedelici e divagazioni strumentali continue. Non mancano le solite critiche, ma l'album è un piccolo gioiello, sintomo che una certa maturazione musicale sta avvenendo. Ed ecco perché il gruppo non ci sta a sottostare alle condizioni di un mondo discografico quanto mai infido e ambiguo: varcate le soglie del 2000, le major abbandonano il progetto iniziato alla fine degli anni '90 di dare voce alle realtà musicali emergenti e alternative e ritornano alle vecchie care sicurezze commerciali. I Verdena non ci stanno, no. A loro non interessano le strategie di vendita, a loro interessa solo far musica. Nel 2004 esce Il suicidio del samurai, interamente autoprodotto. Scomparse quasi del tutto le divagazioni strumentali, ritornano testi più brevi e suoni più melodici, anche se non manca un pezzo quanto mai memore del grunge, Elefante. Che dire, ormai un nome se lo sono fatti questi Verdena.
Ma ecco che per tre anni spariscono, pochi concerti, nessuna intervista, periodo importante. Nel 2007 esce Requiem, un album diverso da tutti i precedenti e che divide anche i fan. Atmosfere oniriche, testi visionari, suoni quanto mai distorti, rifiuto del melodico. Insomma, una musica tutt'altro che da funerale. Ma poco dopo spariscono di nuovo. Del resto gli artisti sono fatti così.


2011, a gennaio esce Wow, a giugno mi laureo, a novembre assisto ad una delle ultime date del tour con il quale i Verdena hanno promosso il nuovo disco. Spiazzano anche questa volta. Un album doppio, 27 tracce, dopo 4 anni di assenza. Eh sì ci vuole coraggio. Il disco più multiforme della loro produzione: pezzi brevi, pezzi strumentali, pezzi dolci, pezzi incazzati, pezzi grunge, pezzi pop. La critica questa volta è unanime nel giudicare positivamente l'album. Del resto non sono più i Verdena di Valvonauta. Sono cresciuti, sono maturati, hanno trovato la loro strada. E i tanti ragazzi che alla fine degli anni '90 ascoltavano Valvonauta pieni di ansie e sogni, l'hanno trovata la loro strada? Forse sì, forse no. Io la mia ancora non l'ho trovata, sì mi sono laureata ma che cosa voglio fare nella vita ancora non lo so. Ecco che allora è nei momenti come quelli in cui assisti al concerto del gruppo che ti ha accompagnato nell'adolescenza, ascoltando quella musica che ti è ormai entrata nelle ossa, che ti rendi conto che il tempo passa, la giovinezza si consuma e ti assale la malinconia di quei ricordi quando a 16 anni, sul lettore cd, premevi repeat sulla tua canzone preferita.

D.C.



ascolto consigliato: VERDENA. Wow. (Universal) 2011



2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao! commento questo articolo (finora li ho letti quasi tutti, ma questo mi ha colpito particolarmente) perché mi trovo in tutto e per tutto d'accordo con te.
Hai ragione, che li si disprezzi o che li si osanni i Verdena hanno fatto parte dell'adolescenza di moltissimi di noi, e non si può negarlo. Sono maturati con noi (speriamo :P) ed è bello accorgersene con la loro musica, tra le altre cose.
Alcuni ora li tacciano come "band da adolescenti", rifiutando il fatto che anche loro probabilmente a 16 anni sapevano a memoria le loro canzoni e si sentivano vicini alle emozioni che esprimevano.
Invece è bello ricordarlo, essere cresciuti assieme, mi ha colpito che tu lo abbia pensato e scritto ad alta voce!
Che poi abbiano intrapreso una strada leggermente diversa dagli inizi, beh, non è disprezzabile, basta riuscire a capirlo, è la vita.
E' bello che la loro musica come quella di moltissimi altri gruppi ci penetri le ossa :)
E' bello quello che scrivete!
Non smettete, baci

cri

il pentagramma ha detto...

Ciao Cri,
grazie mille per il tuo commento mi ha fatto davvero molto piacere, e sono contenta che l'articolo ti abbia colpito.
Ho voluto scrivere questo pezzo sui Verdena non solo perchè si tratta del gruppo italiano che più apprezzo, come penso si sia capito, ma anche perchè hanno davvero segnato la mia adolescenza. Non volevo fare una banale recensione (se ne trovano a valanghe in Internet)ma volevo parlare di un pezzo della mia vita, tramite loro. La musica ci accompagna nel corso di tutta la nostra vita, e loro hanno accompagnato me. Non crtitico coloro ai quali non piacciono,in fin dei conti ognuno ha i suoi gusti, però non si può ignorare che sono uno dei pochi gruppi italiani che hanno lasciato un'impronta (grande) nel panorama musicale!

Ti ringrazio per i complimenti!!! E' bello sapere che qualcuno apprezza quello che, nel nostro piccolo, scriviamo!
Un bacio

Desy