cinque ragazzi. cinque ragazzi per cinque argomenti: letteratura, arte, musica, cultura e non solo... cinque argomenti in "cinque righe": il pentagramma, un progetto che si propone di accendere la curiosità del suo lettore suggerendo semplici spunti di interesse generale. Discorsi intrecciati l'un l'altro come note musicali che cercano l'armonia uniti dalla stessa "chiave".

sabato 10 marzo 2012

Pére Lachaise, ultima fermata.

Ogni persona intraprende il viaggio della vita attraverso percorsi e mezzi diversi. C’è chi viaggia in business class, chi in economica, chi clandestinamente, chi il treno lo vede solo passare. Si dice che il capolinea sia uguale per tutti, ma non sempre è così. A Parigi, per esempio, fino a nemmeno due secoli fa l’ultima fermata era diversa a seconda del ceto sociale, delle disponibilità economiche. C’era chi non poteva nemmeno permettersi una bara, e veniva calato nella fossa coperto solo da un telo, ma addirittura c’era chi una fossa non l’aveva e finiva a popolare le catacombe, archivio di ossa e corpi senza nome. Al Pére Lachaise la storia è diversa, riposano ordinatamente le ossa e le polveri di personaggi celebri che hanno caratterizzato l’arte, la musica, la letteratura, la politica francese e non solo.
Mi piace pensare al Pére Lachaise come ad una sorta di “Circolo dell’eterno riposo”, dove le menti più illustri degli ultimi due secoli trascorrono il tempo tra chiacchiere infinite, dove il tempo non è più un bene scarso. Proviamo ad entrare in questo strano Club…

Il centro della scena lo prende Jim Morrison, egocentrico e carismatico come sempre. È venuto a Parigi nel 1971, voleva diventare un poeta maledetto, ma vi ha trovato la morte e la consacrazione a leggenda in una vasca da bagno. Ora se ne va in giro tra le tombe, canta i suoi versi, nostalgico della folla che lo idolatrava e lo faceva sentire il Re Lucertola. Seguiamolo, la cosa non è difficile, Jim è sbronzo come sempre e si regge in piedi a fatica. Una voce soave ci attira, accompagnata da note di pianoforte molto tristi…è il grande Fryderyk Chopin, che improvvisa con Maria Callas un duetto struggente ed emozionante. Il povero Chopin è ancora giovane, non ha nemmeno raggiunto i 40 anni, ha un buco nel torace: il suo cuore non è qui, è a Varsavia, sua terra natale.
Dietro alla Callas spunta un’altra donna, le fa il verso…Edith Piaf, “il passerotto”, anche lei vorrebbe cantare sulle note del maestro. I tre non si sono ancora accorti che qualcuno li sta spiando: Eugéne Delacroix vuole fare una sorpresa al suo amico Fryderyk, dedicandogli il quadro con cui gareggerà al prossimo concorso d’arte organizzato dai custodi del Pére Lachaise. L’anno scorso ha vinto Modigliani, con uno dei suoi nudi raffinati; ritraeva Eloisa, ma Abelardo non l’ha presa bene tanto che Amedeo ora è costretto a girare alla larga dal settore 7.
Così come gli occhi di Edith Piaf sono astiosi verso la Callas, anche Delacroix ha il suo denigratore: Jean Auguste Dominique Ingres non lo può vedere, ma nel vero senso della parola tanto che i suoi occhi malati gli impediscono di continuare a dipingere. Come se non bastasse Jim Morrison lo sta prendendo in giro con un verso di The End (I’ll never look into your eyes again).
Ad un tratto veniamo urtati da un uomo vestito di verde…sta cercando di recitare qualcosa ma una tosse persistente gli impedisce quasi di parlare; il Malato immaginario Molière ha ancora il vestito della sua ultima rappresentazione e viene evitato da tutti, Jim compreso. Ci allontaniamo anche noi, ed un profumo di caffè ci spinge verso un angolo nascosto dove un altro personaggio è sommerso da fogli e scrive avidamente senza un attimo di requie; Honorè de Balzac sta scrivendo la sua “Commedia dell’oltretomba”, seguito della monumentale Commedia Umana. È affiancato da Oscar Wilde, ma i due in realtà non sembrano andare molto d’accordo, Wilde continua a citare aforismi e Balzac sembra molto infastidito.
Un dubbio ci assale: odio, invidia, livore continuano a pervaderci anche quando di noi non restano altro che le ossa?
Into this world we’re thrown / like a dog without a bone.
Pienamente d’accordo, Jim.
M.F.

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