cinque ragazzi. cinque ragazzi per cinque argomenti: letteratura, arte, musica, cultura e non solo... cinque argomenti in "cinque righe": il pentagramma, un progetto che si propone di accendere la curiosità del suo lettore suggerendo semplici spunti di interesse generale. Discorsi intrecciati l'un l'altro come note musicali che cercano l'armonia uniti dalla stessa "chiave".

sabato 14 aprile 2012

John Doe, il giustiziere del peccato.


John Doe non è un killer qualunque. John Doe ha un lavoro da compiere. Le sue vittime apparentemente non hanno nulla in comune tra di loro tranne due cose: sono
peccatrici e sono morte tra atroci sofferenze, vittime del loro stesso peccato.


"Vediamo un peccato capitale in ogni angolo di strada, in ogni abitazione, e lo
tolleriamo perché lo
consideriamo comune,
insignificante…adesso basta però, servirò da esempio".

John Doe è convinto di poter cambiare il mondo, di sconfiggere il male con il male. Non perde mai la lucidità, è freddo e meticoloso nei suoi delitti, cura il minimo particolare e non lascia nulla al caso. Non lascia nemmeno impronte, indizi, ma solo indovinelli di alta estrazione letteraria. È impossibile ammirarlo, ma è difficile biasimarlo, le sue vittime non hanno meno colpe di lui. Può sembrare schizzato, malato, ma la sua tesi è che la società è malata, insensibile e depravata, che ignora o finge di ignorare di essere invasa dal vizio: c’è bisogno di qualcuno che dia una ripulita.
William Somerset è un detective prossimo alla pensione, ancora sette giorni e finalmente si lascerà alle spalle una vita di lotta contro la feccia della città. È il suo ultimo caso, non lo vuole seguire ma ci si trova dentro come in un vortice. Nel vortice ci finisce anche David Mills, l’ultimo arrivato. Somerset e Mills non si piacciono, sono opposti ma complementari; perfezionista e scontroso il primo, impulsivo e irascibile l’altro.
Questo caso li sta svuotando, non riescono a venirne a capo, non possono. John Doe è impaziente, il mondo deve sapere, lui è solamente la mano di una mente superiore. "Non ho la pretesa che tu approvi quello che ho fatto, ma non l’ho scelto io: sono stato scelto".
Seven rappresenta l’archetipo del thriller angosciante, una trama (a suo tempo)
originale che ipnotizza lo spettatore fino al finale pirotecnico. David Fincher con questo film segna indelebilmente la sua carriera, diventando uno dei migliori registi del filone thriller. La cornice del film è riempita alla perfezione dai tre attori principali, ognuno a suo modo straordinario. Si sprecano le parole di elogio per Kevin Spacey, il vero
protagonista del film di cui vediamo il volto solo nella mezz’ora finale, dove John Doe vuole dare l’ultimo tocco sensazionale alla sua opera. Calma assoluta nel modo di parlare, nei movimenti, inespressività del viso che lo fanno annoverare tra i killer
cinematografici più riusciti di sempre. Brad Pitt e Morgan Freeman personificano in modo perfetto la diversità dei due
detective, differenti in tutto ma uniti da John Doe, sempre lui, al vertice del triangolo. Per Pitt, in modo particolare, questa rappresenta una delle sue migliori interpretazioni degli anni ’90 insieme a Fight Club (sempre con David Fincher alla regia), L’esercito delle 12 scimmie, e la curiosissima apparizione in Una vita al massimo.
Un cadavere alla volta, un vizio alla volta, seguiremo Somerset e Mills verso le macabre scoperte cui andranno incontro, e ci faremo un’idea sempre più controversa di John Doe… alla resa dei conti, ira e invidia si scontreranno, quale vizio prevarrà sull’altro?
"Oh…non lo sapeva".


M.F.
 


 
Visione consigliata:


Seven (1995) di D.Fincher
The game – Nessuna regola (1997) di D.Fincher
 Fight Club (1999) di D.Fincher

Nessun commento: